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Articolo Quotidiano di Lecce

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A passare per razzista proprio non ci sta. E non ci sta nemmeno a che un atto di omaggio, una testimonianza di ammirazione, venga scambiata quasi per un oltraggio, un’offesa di stampo discriminatorio, se non peggio, denigratorio. E’ arrabbiato ed amareggiato Angelo Bisconti, il pasticciere di Campi Salentina inventore del pasticciotto nero, l’ormai diffusissimo “Obama”.

Arrabbiato ed amareggiato perché non avrebbe mai pensato che quella leccornia, variante gustosissima del tipico dolce leccese, nato in onore del primo presidente nero degli Stati Uniti, potesse essere scambiata per una “furbata”; travisata nell’ideazione e nella realizzazione.

A mandare su tutte le furie Bisconti ed a scatenarne la vibrata reazione è stato un commento postato sul blog personale dal direttore del giornale Vanity Fair, Luca Dini, il quale negli scorsi giorni si trovava in vacanza a Gallipoli. Sul suo diario on line, Dini decanta il fascino della “città bella”, lo splendido mare, le spiagge incantevoli, i monumenti barocchi, il calore e la cortesia della gente. Tutto magnifico insomma, fino a quando, una mattina, in un bar del centro storico, non gli viene servito il pasticciotto nero. E qui nasce il “caso”; in un attimo dal pasticciotto si passa al “pasticcio”, almeno dal punto di vista dialettico, e forse anche culturale. Senza conoscere e senza sapere, il direttore della rivista trend-gossippara si è lanciato in una filippica contro il dolce ed il suo inventore, tanto offensiva da risultare addirittura fastidiosa.

Quando la gentilissima cameriera di un bar del centro storico mi ha annunciato che quella mattina, oltre alla versione classica del pasticciotto, c’era anche quella “Obama”, al cacao –ha scritto Luca Dini nel suo blogmi è scappato, confesso, un sorriso incredulo. Se negli Stati Uniti a qualcuno venisse in mente di usare la parola “Obama” per indicare la versione «bruciacchiata» di un piatto, la cosa farebbe scalpore.

Non è questione di ipocrisia ma di rispetto –ha rincarato il direttore– e se fossi nero non credo mi farebbe piacere sentir chiamare “budino Obama” il gusto al cioccolato. È una cosa che fa riflettere sulla percezione del diverso che c’è, ancora, nel nostro Paese, nella nostra cultura.

Un “toppata” senza precedenti. Ed un’accusa che Bisconti rispedisce senza indugi al mittente.

Ma quale razzismo –incalza il maestro pasticciere– il mio è stato un atto di stima nei confronti di un uomo che ammiro ed apprezzo. Ho inventato il pasticciotto nero soltanto per dimostrare la profonda considerazione che ho per Barack Obama. Dietro il pasticciotto nero c’è una storia e, oserei dire, dopo ormai tanti anni che è in commercio, anche una tradizione. A testimonianza della mia buona fede e della genuinità del prodotto, conservo nel mio laboratorio una lettera inviatami personalmente dal console americano in Italia il quale, dopo aver saputo dell’esistenza del pasticciotto al cacao e del fatto che fosse stato dedicato al presidente americano, ha voluto scrivermi per lodare l’iniziativa, sicuro che anche attraverso un dolce si possano intensificare i rapporti di amicizia tra Italia e Stati Uniti. Altro che dolce “bruciacchiato”. Vorrei poi far presente al direttore Dini che io stesso mi sono addirittura recato in America nella speranza di incontrare Obama e di potergli offrire il dolce che porta il suo nome. Mi sembra che basti questo a dimostrare quanto l’accusa di razzismo che mi è stata rivolta sia davvero ridicola.

Fonte: Quotidiano di Lecce

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